Il Papa: Il Vangelo non delude mai
Tutte le Scritture ci parlano del Verbo di Dio fattosi uomo per la salvezza del mondo, l’intera Bibbia, cioè, “fa memoria di Cristo e della sua opera”, lo Spirito, poi, “la attualizza nella nostra vita e nella storia” e Francesco lo ribadisce più volte davanti ai 6.500 fedeli presenti alla Messa presieduta stamani, 26 gennaio, nella Basilica Vaticana nella domenica dedicatagli, la Domenica della Parola di Dio. Il Papa l’ha istituita sei anni fa, nella terza domenica del tempo ordinario che quest’anno chiude anche il Giubileo del Mondo della Comunicazione. Nell’occasione conferisce il ministero del Lettorato a quaranta laici di diverse nazionalità, consegnando loro una copia della Bibbia Nova Vulgata, per evidenziare che con la sua Parola Dio ci chiama ad essere suoi testimoni e ad “evangelizzare in ogni tempo in ogni luogo”. E rivolgendosi a tutti i fedeli raccomanda di leggerla la Parola di Dio.
La Parola di Dio è Parola viva, è Gesù, e bisogna accostarsene con stupore, invita Francesco, e “pieni di stupore” occorre aprire “il cuore e la mente ad ascoltarlo, perché ‘è Lui che parla quando nella Chiesa si leggono le sacre Scritture’”.
Le cinque azioni della missione di Gesù
Nella sua omelia il Pontefice approfondisce il significato della “pagina del Vangelo di Luca, nella quale Gesù, dopo aver letto alcuni versetti del profeta Isaia, ne annuncia il compimento e “si rivela come il Messia”, colui che è “consacrato con l’unzione”. Una pagina che riassume le cinque azioni che caratterizzano la missione di Cristo, “portare ai poveri il lieto annuncio”, “proclamare ai prigionieri la liberazione”, “donare ‘ai ciechi la vista’”, “rimettere in libertà gli oppressi”, “proclamare l’anno di grazia del Signore”, per cui il Vangelo è “parola di compassione”, “di misericordia”, “di luce”, “di libertà” e “di gioia”.
Il Papa le spiega una per una le cinque azioni di Gesù e chiede che tutti si impegnino a metterle in pratica. Specifica, inoltre, che nel compierle, Cristo “ci annuncia che Dio si fa vicino alla nostra povertà, ci redime dal male, illumina i nostri occhi, spezza il giogo delle oppressioni” e ci dona una vita nuova camminando al nostro fianco.
Gesù “mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”, ossia che il Regno di Dio è vicino, ci fa comprendere che “il Signore viene a visitare il suo popolo, prendendosi cura dell’umile e del misero”, sottolinea Francesco. E allora il Vangelo, la buona novella, “è parola di compassione – lo stile di Dio, insieme alla vicinanza e alla misericordia -, che ci chiama alla carità, a rimettere i debiti del prossimo e a un generoso impegno sociale”.
Proclamando, poi, ai prigionieri la liberazione, Cristo ci dice che “il male ha i giorni contati, perché il futuro è di Dio”, fa notare il Papa.
Quel “donare ai ciechi la vista” è, invece, un’opera più ampia che compie Gesù, perché rischiara l’interiorità di ogni uomo, dove alberga il peccato. E allora “è parola di luce” quella di Cristo, “ci chiama alla verità – dice Francesco – alla testimonianza della fede e alla coerenza della vita.
Fratelli nel nome di Cristo
E ancora Gesù viene a “rimettere in libertà gli oppressi”. Vuol dire, anzitutto, che Cristo “ci rende fratelli nel suo nome”, aggiunge il Pontefice, e per questo “le carceri della persecuzione e della morte vengono spalancate dall’amorevole potenza di Dio”, la cui parola è perciò “parola di libertà” poiché “chiama alla conversione del cuore, all’onestà del pensiero e alla perseveranza nella prova”.
Infine “l’anno di grazia del Signore” che Gesù proclama è “un tempo nuovo, che non consuma la vita, ma la rigenera”, richiama il Giubileo appena iniziato, considera il Papa, e ci prepara “con speranza all’incontro definitivo col Redentore”. Quindi “è parola di gioia” quella di Cristo, “che ci chiama all’accoglienza, alla comunione e al cammino, da pellegrini, verso il Regno di Dio”.